Giovanni Pintori

GIOVANNI PINTORI (Tresnuraghes 1912-Milano 1999) è stato pittore e designer italiano. La sua formazione inizia a 18 anni, nel 1930, quando entrò all’ISIA, l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Monza. Nel 1936 iniziarono le sue collaborazioni con la Olivetti in qualità di grafico, fino a diventare responsabile dell’Ufficio Tecnico. Il suo nome è legato a numerose pubblicità e manifesti, tra i più conosciuti La rosa nel calamaio, Il pallottoliere e I numeri. Nel 1950 ottenne il suo primo riconoscimento, la Palma d’Oro della Federazione Italiana Pubblicità. Nel 1952 organizzò per il MOMA di New York la mostra Olivetti Design in Industry, prima di una lunga serie realizzate a Parigi, Londra, Losanna e Venezia. Nel ’53 entrò a far parte dell’AGI (Alliance Graphique Internationale) che nel ’55 al Louvre dedicò una sala al suo lavoro per la Olivetti. Nel ’56 si aggiudicò la Medaglia d’oro e il Diploma di Primo Premio di Linea Grafica e della Fiera di Milano e nel ’57 il diploma di Gran Premio all’XI Triennale di Milano. Dopo la morte di Adriano Olivetti, nel 1960 continuò a ricevere prestigiosi premi in tutto il mondo e a pubblicare in numerose testate. Dal 1967 lavorò come libero professionista e negli ultimi anni della sua vita si dedicò solo alla pittura.

Vincenzo Manca

VINCENZO MANCA (Ozieri 1916-2013) trascorse l’infanzia nel paese di famiglia, Pattada, e frequentò il liceo a Sassari. Studiò presso l’università di Firenze dove iniziò a dipingere e visse fino al 1952. Fu per molti anni militante del Partito comunista italiano sia nella capitale toscana che a Sassari dove poi si trasferì. Dipinse utilizzando tecniche a olio così come la tempera su cartone e i suoi soggetti furono soprattutto quelli della vita e del lavoro agro-pastorale della Sardegna. A seguito della morte della moglie, dal 1933, Manca si allontanò dalla scena pubblica, partecipando solo alla mostra antologica del 2010 alla Frumentaria di Sassari. Parallelamente all’attività di pittore svolse quella di docente di lettere e filosofia e collaborò a quotidiani e periodici sardi su tematiche riguardanti la scuola, la cultura, l’arte e l’identità. L’artista, morto nel 2013, ha lasciato parte delle sue opere alle pinacoteche istituzionali dell’isola mentre altre appartengono a collezioni private.

Carlo Contini

CARLO CONTINI (Oristano 1903-Pistoia 1970) fu uno dei maggiori esponenti della pittura sarda del Novecento. Frequentò il liceo classico e successivamente l’Accademia delle Belle Arti a Roma. Si trasferì poi a Venezia dove lavorò assiduamente nel proprio atelier, dal 1925 al 1933, e partecipò a numerose esposizioni, circa una quarantina in Italia e all’estero. Nel 1939 fece ritorno nella sua città natale, Oristano, dove aprì uno studio nel centro storico. Il suo stile passò dall’espressionismo dei noti Confratelli a ritratti e ambienti rurali oristanesi. Affiancò all’attività pittorica quella dell’insegnamento, fu infatti docente presso l’Istituto d’Arte di Oristano. Nel 1958 vinse il primo premio al concorso nazionale Città di Sassari. Morì a seguito di una grave malattia nel 1970 a Pistoia.

Gino Frogheri

GINO FROGHERI (Nuoro 1937) la sua attività artistica è inziata negli anni ’50. La sua prima mostra è del 1953. La sua arte inizialmente vicina al realismo, sviluppa poi una figurazione di forte impatto visivo che successivamente si  trasforma in una formulazione astratto-sintetica minimalista. Dal 1965 frequenta la Galleria Chironi 88 dove si confronta con le avanguardie nazionali e nello stesso periodo ottiene riconoscimenti di grande rilievo sia in Italia che all’estero. Agli anni ’70 risale l’invenzione di una forma particolare, contornata perfettamente che Salvatore Naitza nel 1981 definisce come la rappresentazione del nascere e dell’apparire. Tra le varie mostre alle quali partecipa spicca “25 Anni di Ricerca Artistica In Sardegna 1957-1983”. Nel 1999 il MAN, Museo d’arte della Provincia di Nuoro, gli ha dedicato una mostra antologica. Tra le sue ultime opere ricordiamo il trittico di Arte Sacra per la Cappella del Cimitero di Nuoro.

Antonio Cannata

ANTONIO CANNATA (Polistena 1895-Roma 1960) pittore autodidatta, esordì nel 1920 a Napoli, alla mostra della Promotrice delle Arti. Il mare e le vedute vesuviane furono tra alcuni dei soggetti del pittore. Durante la carriera artistica partecipò a tre Biennali di Venezia: nel 1930 con l’opera Fondaco rustico; nel 1934 presentando tre pastelli e infine nel 1936 con il dipinto Vecchio campanile e numerose personali in a diverse città italiane. Espose anche a numerose personali in diverse città italiane e all’estero, Parigi, New York e Bruxelles riscuotendo un notevole successo. La sua pittura era legata ai motivi semplici della vita romantica e caratterizzata da un uso del colore elegante, morbido e dolce. Fu sia paesaggista e dipinse sia ad olio che con pastelli. Fu molto apprezzato tra la borghesia della sua epoca, e ben ventisette suoi dipinti erano presenti in una delle residenze di Benito Mussolini. Attualmente alcune opere di Cannata, prevalentemente paesaggi, sono conservati nel Museo Palmi e nel Municipio di Polistena sua città natale.

Felice Casorati

FELICE CASORATI (Novara 1883-Torino 1963) proveniente da una famiglia di scienziati di fama, trascorse l’infanzia tra Milano, Reggio Emilia, Sassari e Padova. Si formò dapprima in studi classici e musicali, si laureò in Giurisprudenza e poi, dal 1902, si dedicò alla pittura. Iniziò ad esporre nel 1907 alla Biennale di Venezia, riscuotendo molto successo, e successivamente ad alcune mostre che si tennero a Ca’ Pesaro. Divenne uno dei maggiori esponenti del modernismo italiano. Il suo incontro con lo stile della secessione viennese lo portarono verso la purezza della forma. Alla fine della prima guerra mondiale si trasferì a Torino dove strinse amicizia con A. Casella, P. Gobetti, E. Persico, L. Venturi, R. Gualino e partecipò attivamente alla vita culturale della città sia grazie all’insegnamento che all’organizzazione di mostre. Successivamente i suoi interessi si ampliarono includendo anche il campo dell’architettura, delle arti applicate e della scenografia. A partire dal 1930 la sua pittura si fece più commossa e caratterizzata da una gamma di colori raffinati. Nel 1935 lo studio di Casorati ospitò la prima mostra collettiva d’arte astratta italiana e nel 1938 vinse il premio per la pittura a Venezia a cui seguirono altri riconoscimenti ufficiali anche all’estero.

Giuseppe Pellizza da Volpedo

GIUSEPPE PELLIZZA DA VOLPEDO (Volpedo 1868-1907) famoso pittore vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900, nacque e trascorse la sua vita nella campagna alessandrina, lontano dalla vita e dai fervori delle capitali europee. Si formò all’Accademia di Brera, con Francesco Hayez e Giuseppe Bertini, e successivamente anche presso l’Accademia di San Luca e quella di Francia. Compì numerosi viaggi che gli permisero comunque di avere contatti e scambi con i maggiori centri, specie italiani, dove partecipò alle maggiori rassegne espositive. La sua produzione fu sempre caratterizzata da un profondo impegno critico che, combinato alla tecnica divisionista usata nell’interpretazione simbolica dela natura e della vita, gli permisero di raggiungere notevoli risultati anche a livello internazionale. L’opera più famosa di Pellizza da Volpedo, per il grande impegno sociale – rappresenta infatti una vera allegoria del mondo del lavoro subordinato e le battaglie politico-sindacali- è indubbiamente Il Quarto Stato, realizzato nel 1903, alla cui realizzazione l’artista dedicò dieci anni. Nel 1907 l’improvvisa morte della moglie gettò Pellizza in uno stato depressivo al punto che nello stesso anno si impiccò nel suo studio.

Caspar David Friedrich

CASPAR DAVID FRIEDERICH (Greifswald 1774-Dresda 1840) fu uno dei maggiori rappresentanti del paesaggio simbolico. Trascorse un’infanzia difficile; morì prima il fratello per salvarlo dall’annegamento e poi in un incidente la sorella. Queste circostanze probabilmente influirono abbastanza sulla singolare malinconia di Friederich. Tra il 1794 e il 1798 frequentò l’accademia d’arte di Copenaghen. Dopo un soggiorno a Berlino si stabilì a Dresda dove fu in contatto con Philipp Otto Runge e Johan Ludwig Lund. Alla fine degli anni ’90 del ‘700 risalgono oltre all’Autoritratto anche le scene realizzate per I Masnadieri. I primi anni dell’800 iniziò a dedicarsi alla paesaggistica, eseguendo numerosi studi nell’isola di Rügen. Nel 1805 fu premiato per due opere la Processione al Crocefisso e Pescatori a riposo nel lago al concorso di Weimar. Negli stessi anni si dedicò al ciclo Fasi del giorno, l’Età dell’uomo e Quattro stagioni, di cui oggi si è conservato solo Estate. Nel 1824 fu nominato professore dell’Accademia di Dresda, ma dopo alcuni anni le sue condizioni di salute si aggravarono e nel 1840 morì. Tra le sue opere più famose possiamo ricordare Il Viandante sul mare di nebbia (1818), dipinto simbolo e manifesti del Romanticismo.

Giacomo Balla

GIACOMO BALLA (Torino 1871-Roma 1958) si avvicinò alla pittura sin da piccolo. Dopo gli studi superiori frequentò l’Accademia Albertina e nel 1981 fu assunto da un fotografo pittore torinese e frequentò personaggi come De Amicis e Pellizza da Volpedo. Nel 1985 si trasferì a Roma dove fu avanguardista della nuova tecnica divisionista e perseguì l’idea di un’arte totale futurista diventando protagonista del movimento dopo la morte di Boccioni. Si dedicò nello stesso periodo alle scene di Feu d’artifice di Stravinsky e al film Vita futurista. Nel 1918 pubblicò il Manifesto del colore dove analizzò il ruolo del colore nella pittura d’avanguardia. Al 1926 risale la statuetta con la scritta alla base Sono venuto a dare un governo all’Italia a simbolo della sua piena adesione al futurismo, che sìfu poi consegnata a Mussolini. Negli anni ’30 Balla divenne l’artista per eccellenza del fascismo e nel ’33 realizzò Marcia su Roma commissionatagli dallo stesso mussolina. Tuttavia nel ’37 si dichiarò estraneo alla attività futuriste e dal quel momento in poi fu emarginato dalla cultura ufficiale. Morì a Roma nel 1958.

Renato Guttuso

RENATO GUTTUSO (Bagheria 1911-Roma 1987) sin da piccolo, appena tredicenne, comincia a firmare e datare i propri quadri, per lo più paesaggi siciliani e ritratti. Nel 1928 partecipò alla sua prima collettiva a Palermo e dopo tre anni alla Quadriennale Nazionale d’Arte Italiana a Roma dove entrò in contatto con i maggiori artisti dell’epoca. Iniziò a collaborare con diverse riviste e a metà degli anni ’30 si trasferì definitivamente a Roma dove tenne la sua prima personale e frequentò Moravia, Trombadori e Alicata. A questo periodo risalgono le nature morte, la Fucilazione in campagna, la Fuga dell’Etna, e il premio che ricevette a Bergamo. Tra il ’40 e il ’41 realizzò la sua più famosa opera, la Crocifissione. Partecipò attivamente alla resistenza antifascista. Nel 1950 ottenne il premio del Consiglio Mondiale per la pace a Varsavia. Negli anni ’60 le sue opere vengono esposte in tutt’Europa e realizzò il grande ciclo dell’Autobiografia. Nel ’71 l’università di Palermo gli attibuì la laurea honoris causa e l’ano successivo si aggiudicò il premio Lenin. Negli anni ’80 continuò a dipingere ed esporre e lavorare per i teatri, fra cui quello di Messina. Morì nel 1987 lasciando numerose sue opere soprattutto ai musei di Roma e Bagheria.