Mario Sironi

MARIO SIRONI (Sassari 1885- Milano 1961) abbondanti gli studi di ingegneria si dedicò alla pittura ed entrò in contatto con A. Discovolo, U. Boccioni e G. Balla. Tra il 1913 e il 1920 soggiornò in Francia e in Germania dove realizzò soprattutto ritratti e autoritratti di carattere espressionista e aderì al movimento futurista. Dopo la prima guerra mondiale nel 1920 si trasferì a Milano dove collaborò come illustratore e critico d’arte al “Popolo d’Italia” e realizzò i primi paesaggi urbani. Dal 1922 aderì al gruppo Novecento all’interno del quale assunse un ruolo di primo piano e teorizzò un’ideale unità delle arti che espresse attraverso la pittura murale. Nel 1933 fu tra gli autori del Manifesto della pittura murale. Sperimentò poi diverse tecniche, tra e quali il mosaico, il bassorilievo e realizzò dei cicli tra i quali quello dell’Aula magna della Sapienza di Roma, il Palazzo di Giustizia e quello dei Giornali di Milano. Dopo la morte della figlia tornò alla pittura da cavalletto. Tra il 1949 e il 1950 aderì al progetto della collezione Verzocchi sul tema del lavoro per il quale realizzò un autoritratto e il dipinto Il Lavoro. Nel 1956 viene eletto Accademico di San Luca. Morì nel 1961 a seguito di una broncopolmonite.

Tiziano Vecellio

TIZIANO VECELLIO (Pieve di Cadore 1488/1490-Venezia 1576) è stato uno dei maggiori pittori italiani del Rinascimento. I suoi primi maestri furono Gentile e Giovanni Bellini. Tra il 1508 e il 1509 realizzò insieme a Giorgione il Fondaco dei Tedeschi. Gli anni successivi, grazie alla fama conquistata ricevette numerose commissioni fra le quali la Pala di San Marco e di Santa Maria della Salute a Venezia e l’affresco della Scuola del Santo a Padova. Nel 1533 ottenne una rendita destinata ai migliori pittori diventando il pittore ufficiale della Repubblica di Venezia e realizzando moltissime opere per la nobiltà. Fu conteso tra le varie corti italiane e lavorò anche a Mantova per i Gonzaga e a Urbino per i duchi. Tra il 1542 e il 1546 fu al servizio di papa Paolo III a Roma. Contemporaneamente proseguì la sua attività di ritrattista, dipingendo, tra i tanti personaggi, il re Carlo V in occasione della sua incoronazione nel 1530. Divenne inoltre il pittore prediletto di Filippo II e negli ultimi anni della sua vita lavorò al servizio della famiglia asburgica. Morì nel 1576 e nella sua tomba fu deposta la sua ultima opera rimasta incompiuta, La Pietà.

Lucio Fontana

LUCIO FONTANA (Rosario di Santa Fe 1899- Comabbio 1968) fu pittore e scultore. La sua formazione cominciò con il padre, anch’egli scultore. Trascorse parte della sua infanzia in Argentina. Nel 1929 si diploma presso l’Accademia di Brera e l’anno successivo tiene la sua prima personale a Milano. A metà degli anni ’30 si dedicò anche all’attività di ceramista. Negli anni ’40 insegnò modellato e decorazione in Argentina e fondò nel 1946 Altamira, Escuela libre de artes plàsticas, che divenne un importante centro culturale. Sin dall’inizio della sua carriera sviluppò un’arte che tendeva a superare la distinzione tra pittura e scultura; le sue tele sono spesso caratterizzate da segni, tagli, pittura a spruzzo o monocromia. Fu fondatore del movimento spazialista, il cui Manifesto fu scritto nel 1947, risteso nel 1948 e infine rielaborato nel 1950. Negli stessi anni diede avvio al ciclo pittorico Buchi, esposti negli Usa e proseguì la realizzazione di ceramiche. Nel 1967 lavorò al ciclo Ellissi e l’anno successivo morì a Varese.

Federico Faruffini

FEDERICO FARUFFINI (Sesto San Giovanni 1833-Perugia 1869) pittore, fu allievo a Pavia di G. Trécourt, insieme a T. Cremona, con cui poi andò a studiare prima a Venezia, poi all’Accademia di Brera. Si dedicò prevalentemente a soggetti di carattere storico. Tra il 1856 e il 1858 fu impiegato nella prima commissione ufficiale realizzando la pala con l’Immacolata Concezione per il Duomo di Pavia. Le opere risalenti al periodo compreso tra il 1859 e il 1861 rivelano un’originale impostazione compositiva e cromatica derivante probabilmente dai contatti con Domenico Morelli. Si trasferì poi a Milano e successivamente a Torino. Del 1865 è la sua opere più conosciuta Il sacrificio della Vergine del Nilo. Ottenne durante la sua carriera diversi premi, fra questi il primo premio per il disegno della statua, nel 1853 a Pavia; il Premio Frank nel 1858; la medaglia d’Oro del Salon di Parigi con l’opera Cesare Borgia che acscolta Machiavelli nel 1867 e nel 1869 vinse il Premio Goncourt a Parigi. Morì suicida a Perugia.

Antonio Allegri (detto Il Correggio)

ANTONIO ALLEGRI (detto Il Correggio) (1489-1494 circa-1534) si formò probabilmente presso pittori locali, subendo le influenze della scuola mantovana del Mantenga e della scuola ferrarese di Lorenzo Costa. Nel 1514 gli fu commissionata la tavola per l’altare maggiore della chiesa di San Francesco a Correggio. Nel 1519 sposò Girolama Merlini e dal 1520 iniziò un periodo di fervente attività collaborando con i devotos della Congregazione Benedettina per la quale affrescò la chiesa di San Giovanni a Parma. Tra il 1526 e il 1530 realizzò una delle sue opere più importanti, l’affresco per l’abside del Duomo di Parma. Gli anni successivi si dedicò alla creazione di numerose pale d’altare. Nel 1529 morì la moglie lasciandolo solo con quattro figli. I suoi ultimi anni li trascorse realizzando opere poi andate perdute. Morì improvvisamente nel 1534.

Jean-Léon Gérome

JEAN LÉON GÉROME (Vesoul 1824-Parigi 1904) fu pittore e scultore della corrente del neoclassicismo francese. Nel 1841 a Parigi studiò presso l’Académie Julian con Pual Delaroche con il quale trascorso un paio di anni in Italia. Al Salon del 1847 espose l’opera Combat de coqs, opera considerata summa del movimento neoclassico, per la quale ottenne il terzo premio, e l’anno successivo, nel 1848 vinse la medaglia di seconda classe con La Vierge, L’enfant Jésus et ST-Jean, Anacréon e Bacchus et l’Amour. A metà degli anni ’50 viaggiò per l’Egitto, il Danubio e la Turchia. La sua fama crebbe notevolmente dal 1857 dopo l’esposizione di una serie di lavori al Salon e ancor più dopo il suo matrimonio con marie Goupil, figlia di un noto editore. Gérome fu anche abile scultore, tra queste possiamo ricordare Rétaire e Sagittaire. Dal 1864 insegnò all’École nationale supérieure des beuax-arts e fu eletto membro dell’Istituto di Francia nel 1865. Gérome fu anche maestro di molti pittori italiani dell’epoca tra i quali Giuseppe De Nittis. Nel 1904 morì e venne sepolto nel cimitero di Montmatre.

Emilio Vedova

EMILIO VEDOVA (Venezia 1942- 2006) proveniente da una famiglia di artigiani, cominciò la sua attività da autodidatta. Nel 1942 aderì al movimento “Corrente”e tra il 1944 e il 1945 aderì alla Resistenza antifascista e fu tra i firmatari del manifesto “Oltre Guernica”. Grande attivista, negli stessi anni partecipò alla fondazione della “Nuova Secessione Italiana” e “Fronte Nuovo delle Arti”. La sua prima esposizione alla Biennale di Venezia risale al 1948, mentre nel 1952 alla stessa, gli viene dedicata una sala personale. Tra i premi che ricevette possiamo ricordare il Gran Premio per la pittura nel 1960, e nel 1997 il prestigioso Leone d’Oro alla carriera. Negli anni ’50 realizzò i cicli Scontro di situazioni, Ciclo della Protesta, Cicli della Natura. Nel 1961 lavorò per le scenografie e i costumi dell’ Intolleranza ’60 al teatro La Fenice e lavora ai Plurimi, prima quelli veneziani, poi quelli berlinesi. Svolse inoltre un’intensa attività didattica presso alcune università americane, quella di Salisburgo e l’Accademia di Venezia. La sua arte fu sempre caratterizzata da una grande forza innovatrice e una costante volontà di ricerca. Morì nel 2006, e nello stesso anno sono state organizzate due sue mostre, una presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma e l’altra presso la Berlinishce Galerie di Berlino.

Grandville (Jean Ignace Isidore Gérard)

GRANDVILLE (JEAN-IGNACE-ISIDORE GÉRARD) (Nancy 1803-Vanves 1847) fu illustratore e caricaturista. Dopo una prima formazione con il padre, appassionato di miniature, partì a Parigi dove studiò con importanti miniaturisti e realizzò le prime litografie. Raggiunse la fama nel 1829 con Les Métamorphoses du jour, 75 disegni di uomini con volti di animali, che gli permisero poi di collaborare con diverse riviste e giornali francesi, per i quali realizzò caricature politiche a sfondo umoristico-satirico. Si dedicò inoltre all’illustrazione di grandi opere letterarie quali le favole di Lafontaine, Don Chisciotte della Mancia, i Viaggi di Gulliver e Robinson Crusoe. Tra il 1840 e il 1842 collaborò con importanti artisti come Daumier e Paul Gavarni e pubblicò un’altra collezione litografica, Scènes de la vie pubblique et privée des animaux, con testi di Honoré de Balzac, George Sand e altri grandi scrittori. Nel 1843 fu colpito da un grave lutto, la perdita di due figli e della moglie. Si risposò nel 1844 e dopo soli tre anni, nel 1847 morì a seguito di una depressione nervosa.

Piero della Francesca

PIERO DELLA FRANCESCA (Borgo Sansepolcro 1415 circa-1492) personaggio emblematico del Rinascimento, è stato uno dei maggiori pittori del Quattrocento italiano. Grande sperimentatore e maestro dell’affresco, si interessò prevalentemente alla prospettiva nella pittura narrativa e devozionale. Dopo un primo apprendistato la sua carriera si svolse tra le corti dell’Italia centro-settentrionale e la sua città natale, mentre più tardi lavorò a Ferrara per il marchese Leonello d’Este. Tra le maggiori commissioni che gli furono affidate possiamo ricordare il ciclo di affreschi della chiesa di San Francesco ad Arezzo e l’esecuzione del Polittico nella chiesa degli Agostiniani di Borgo Sansepolcro, le cui opere oggi sono divise tra diversi musei. Negli anni sessanta e settanta lavorò invece per i Montefeltro ad Urbino per i quali realizzò tra le altre opere la Flagellazione, vera a propria summa prospettica che rompe con la tradizione medievale del polittico. Tra i dipinti della maturità spiccano la Madonna di Senigallia e la Natività di Londra dai quali emerge un crescente interesse per la coeva pittura di Fiandra.
Nel periodo trascorso ad Urbino si dedicò inoltre alla stesura di trattati teorici sulla regolarità delle forme geometriche, il Trattato dell’Abaco, il Libellus e il De prospectiva pingendi. Diventato ormai cieco, morì nel 1492 nel suo borgo natale.

Fiorenzo Serra

FIORENZO SERRA (Porto Torres 1921-Sassari 2005) regista sardo, ha studiato Scienze naturali a Firenze, dove ha collaborato ai Cineguf. Nel 1945 ha fatto ritorno in Sardegna e dopo aver abbandonato il ruolo di assistente, ricoperto presso l’Università di Pisa, ha fondato, con il fratello Elio, una casa di produzione intraprendendo l’attività di cineasta a tempo pieno. Da allora si è dedicato completamente al cinema, soprattutto a forme documentaristiche, spesso in chiave realistica, concentrando la sua attenzione prevalentemente sulla storia, la cultura e le problematiche sociali della Sardegna. Ha raccontato la vita quotidiana di alcuni paesi sardi e del passaggio dalla vita di tipo agro-pastorale ad una sua trasformazione sotto l’effetto della modernizzazione. Il suo film più importante è L’ultimo pugno di terra (1965) scritto con Giuseppe Pisanu e altri intellettuali sardi e la supervisione di Cesare Zavattini. La Ilisso ha pubblicato in sua memoria, nel 2010, il volume Fiorenzo Serra. La mia terra è un’isola, contenente le sue opere, approfondimenti e apparati critici.