BARTOLOMEO CASTAGNOLA la biografia di Castagnola è difficile da ricostruire e le poche notizie che si hanno di lui sono relative ad alcuni atti notarili conservati alla’Archivio di Stato di Cagliari. Il suo nome compare in una controversia relativa alla committenza per i dipinti della cappella di S. Barbara nella chiesa degli agostiniani di Cagliari. L’unica opera datata e firmata risulta il grande polittico dipinto per la chiesa di S. Francesco a Oristano. In base a quest’opera si sono ipotizzate altre attribuzioni come il retablo della parrocchiale di Quartucciu, il ritratto di Eleonora d’Arborea a Cagliari presso il rettorato e la resurrezione di Lazzaro della chiesa del Sepolcro. È invece andata perduta ogni traccia della Fuga in Egitto delle collezioni prima De Candia e poi Roich. Il suo stile si inscrive perfettamente all’interno della cultura locale e si caratterizza per l’uso marcato di linee di contorno, rifiuto della terza dimensione e elementi tardo-gotici.
Archivio dell'autore: ilisso
Joan Figuera
JOAN FIGUERA pittore barcellonese attivo nel XV, si trasferì a Cagliari, nella zona di Castello, e lì rimase fino al 1463. Collaborò con il catalano Rafael Thomas alla grande pala d’altare di San Bernardino utilizzando la tecnica dei colori ad olio. L’influenza di F. da Jaume Huguet è evidente nelle sue opere dove sono frequenti le influenze fiamminghe. A Figuera sono attibuite anche la tavola degli arcangeli e la predella della chiesa di San Lucifero a Cagliari.
Antonio Mura
ANTONIO MURA (Aritzo 1902- Firenze 1972) dopo il diploma classico si trasferì a Roma dove frequentò l’Accademia delle Belle Arti. Nel 1925 iniziò ad esporre con l’opera La sposa e negli anni ’30 partecipò alle più importanti rassegne regionali e nazionali viaggiando tra Firenze, Milano e Venezia. Tra il 1936 e il 1940 tenne studio a Roma. Alla fine degli anni ’30 partecipò anche a rassegne internazionali, a Varsavia e Chicago e nel 1937 realizzò il famoso Ritratto del cardinale Pacelli per l’Università cattolica di Washington. Mura fu pittore e incisore di indiscussa fama, artista completo, xilografo, si distinse soprattutto per i soggetti di carattere sacro. Per la Basilica di Bonaria di Cagliari realizzò sei pale d’altare. Espose fino agli ultimi anni della sua vita in Italia e all’estero, nel 1961 a Beirut in occasione di una mostra organizzata da U. Apollonio e N. Dessy. Morì a Firenze nel 1972 a seguito di un intervento chirurgico.
Simone Manca di Mores
SIMONE MANCA DI MORES (Sassari 1809-1900) appartenente ad una nobile famiglia sarda, dopo gli studì entrò nell’Accademia Militare di Torino dove strinse amicizia con Camillo Benso conte di Cavour, suo compagno. Nel 1837 tornò a Sassari e fu eletto consigliere comunale fino a diventare nel 1860 sindaco e successivamente consigliere provinciale. Nel 1862 ricevette in qualità di sindaco i principi Umberto e Amedeo di Savoia in occasione della loro visita a Sassari. Tra il 1861 e il 1876 si dedicò in maniera assidua alla realizzazione di disegni, acquerelli e tempere di costumi sardi, scene di genere e vedute paesaggistiche. Ritiratosi dalla scena politica trascorse gli ultimi anni delle sua vita continuando l’attività artistica e lavorando anche per chiese e teatri.
Gaston Vuiller
GASTON VUILLER (1846-1915) fu un famoso pittore francese, illustratore per opere di Chateubriand e saggista e collaboratore di diverse riviste fra cui Le Tour du monde e il Journal de voyages per il quale compì dei viaggi nelle Baleari, in Corsica e in Sardegna. Queste esperienze furono raccontante e illustrate attraverso ben sessantotto incisioni nel volume edito a Parigi nel 1893 dal titolo Impressions de voyage. È considerato uno dei migliori divulgatori della civiltà sarda sia per l’acuratezza e la documentazione delle sue descrizioni che per le illustrazioni che le accompagnano. Fu autore anche di altri volumi: Voyage aux iles Baléares (1888) e La Tunisie (1896). Dal 1892 si trasferì a Gimel, luogo dal quale rimase affascinato per la bellezza paesaggistica e per il quale lottò al fine di preservare l’incontaminatezza delle sue cascate.
Pietro Angeletti
PIETRO ANGELETTI (Bologna 1758-Roma 1786) nato Bologna visse e fu attivo a Roma. A lui si deve l’affresco Riconciliazione di Venere e Minerva della sala del Palazzo Borghese e quello del soffitto della sala di Villa Borghese che accoglie anche l’opera del Bernini Apollo e Dafne. Queste opere risentono dell’influenza della pittura di A.R. Mengs. Nell’omonima chiesa di via Giulia realizzò due tondi con scene della vita di S. Caterina da Siena, mentre nella cattedrale di Cagliari è presente un suo dipinto dal titolo Nozze di Cecilia e Valeriano. Furono tratte incisioni da alcuni suoi ritratti tra cui quelle di P. Bompello e A. Cuneo. Morì a soli 28 anni nel 1786. Fu ricordato dal Missirini, professore dell’Accademia di S. Luca.
Stanis Dessy
STANIS DESSY (Arzana 1900-Sassari 1986) dopo il diploma classico si trasferì a Roma dove studiò arte e si avvicinò al movimento Valori Plastici. Nel 1921 tornò a Cagliari dove frequentò la cerchia degli artisti sardi tra cui Ciusa che lo accolse nel proprio laboratorio di ceramica. Nel 1923 debuttò alla Quadriennale di Torino con un gesso e contemporaneamente lavorò come grafico e scenografo. Dal 1926 si stabilì a Sassari, dove ebbe contatti con Paglietti, Delitala e Tavolara e cominciò a realizzare anche i primi disegni per mobili. Nel 1928 partecipò alla Biennale d’Arte sarda con diverse opere tra cui il ritratto di Ada Dessì e intensificò la produzione xilografica. Ottenne un diploma d’onore alla I Esposizione Internazionale di Xilografia di Varsavia e nel 1935 i concorsi della Regina. Fu pienamente attivo fino agli anni ’60 e lavorò anche come critico d’arte de La Nuova Sardegna. Morì a Sassari nel 1986. Fu un artista di respiro europeo, in sintonia col clima dei “realismi magici” italiani e francesi e con la “Nuova Oggettività” tedesca. Di eccezionale virtuosismo tecnico le opere di Dessy colpiscono per il realismo serio, composto e senza retorica con cui sanno rendere il mondo popolare sardo.
Giovanni Battista Quadrone
GIOVANNI BATTISTA QUADRONE (Mondovì 1844-Torino 1898) pittore paesaggista, studiò all’Accademia albertina con E. Gamba e G. Ferri. Esordì nel 1865 alla Promotrice con Vittor Pisani in carcere. Successivamente, per alcuni anni, fino al 1870 soggiornò a Parigi dove subì l’influsso di altri artisti fra i quali E. Meissonier, J.-L. Gérôme e De Nittis. Soggiornò per un periodo in Sardegna, traendo dal paesaggio e dai costumi isolani spunti per i suoi dipinti. Espose in numerose rassegne: al Circolo degli Artisti, Promotrice delle belle arti di Torino, Biennale di Venezia. Si specializzò dapprima in soggetti di tipo storico e letterario e successivamente in scene di caccia e di vita popolare che trattò con particolare gusto per il dettaglio, tipico del verismo. Morì a Torino nel 1898 e l’anno successivo la Promotrice gli dedicò una retrospettiva di oltre 300 opere. Alcune suoi dipinti sono conservati nei musei d’arte moderna di Roma e Torino.
Mario Mossa de Murtas
MARIO MOSSA DE MURTAS (Sassari 1891-Rio de Janeiro 1966) dopo il liceo si laureò in Giurisprudenza. Coltivò l’interesse per le arti visive sin da giovane mostrando una certa apertura nei confronti delle principali correnti artistiche del primo Novecento. Dal 1906, insieme all’amico e conterraneo Biasi, viaggiò per la Sardegna alla ricerca dell’anima folklorica, come erano soliti fare molti artisti isolani dell’epoca, che si esprimeva attraverso la musica e i costumi. Partecipò ad alcune collettive, tra le quali nel 1914 e nel 1920 la Beinnale di Venezia. Scrisse per il “Giornale d’Italia”, firmandosi Il Sardo in frac e collaborò come illustratore alla rivista satirica “Numero” all’interno della quale entrò in contatto con Tarquinio Sini, con il quale qualche anno più tardi frequentò la cerchia dei futuristi. Nella capitale si dedicò anche alle tecniche di cortometraggi con disegni animati e sperimentazioni. Realizzò delle incisioni per la rivista L’Eroica di Ettore Cozzani e collaborò con il Corriere dei piccoli e il Giornalino della Domenica. Morì a Rio de Janeiro nel 1966.
Nino Siglienti
NINO SIGLIENTI (Sassari 1903-Milano 1929) di famiglia alto-borghese si formò all’Istituto tecnico La Marmora e si dedicò da giovanissimo al disegno. Inizialmente realizzò caricature ed allestimenti per spettacoli universitari goliardici, celebre fu The Frenetic Universitary Jazz Band Orchestra. Siglienti fu affascinato soprattutto dalle arti applicate. Il suo stile fu caratterizzato inizialmente dall’horror vacui e per questo si trovano nelle sue opere richiami a diverse culture, compresa quella sarda; successivamente si avvicinò al Decò adottando linee più essenziali, limpidezza nel disegno e nella composizione e tonalità delicate apllicate sia a soggetti regionalistici che a soggetti tratti da immaginari storicistici. Nel 1925 fu assunto a Milano al Teatro della Scala per il quale creò figurini per le opere in cartellone. Successivamente gli furono commissionati diversi lavori anche nel settore del design, delle decorazioni, dell’illustrazione e del giocattolo. Morì prematuramente all’età di 26 anni per un male incurabile.